mercoledì 4 agosto 2010

Sapore di mare, sapore di sale

Sulla spiaggia c'è sempre una doccia. All'incirca. Intendo un tubo sollevato dal quale esce un getto d'acqua dolce. Se vai in un lido attrezzato, la doccia funziona solo se dentro ci inserisci un gettone, e in genere puoi scegliere la temperatura dell'acqua. Se sei sulla spiaggia libera, l'acqua non è stata ancora privatizzata ma devi accontentarti della temperatura naturale.
Io non mi bagno mai di acqua dolce, perché mi piace troppo avere il profumo del mare sulla pelle.
Alle volte ci sono delle persone che, al contrario di me, ci tengono molto a farsi la doccia sulla spiaggia.
Dialogo fra mamma e bambino, sotto un ombrellone accanto a me.
- Preparati, dobbiamo andare via - dice lei, raccogliendo i giochi sparsi ovunque.
- Nooooo - urla lui, da un punto lontano.
- Muoviti, non mi fare spazientire -
- ... - conitnua a giocare.
- E vai a farti la doccia -
- Nooooo - il piccolo non ha un vocabolario molto variato.
- Ti accompagna tuo padre a farti la doccia - decreta la madre, col piglio imperioso di un generale di guerra. Il povero padre in questione si avvia mestamente alla doccia.
- No, io non me la voglio fare la doccia - obietta il bambino.
- E invece te la fai -
- Nooooo -
- Ma se c'è qui la doccia, non vedo perché poi devi fartela a casa -
Voce fuori campo: forse perché poi, a casa, c'è anche il sapone?

martedì 3 agosto 2010

Ci sono topi tutto in giro, topi tutto intorno

Se dentro casa mia scopro un'invasione di topi, non serve che io dica: non ne sapevo niente. Devo innanzitutto pulire, mettere delle trappole per topi, insomma rimediare all'invasione. Non è un topino isolato che ho visto sgusciare. Se c'è pieno di topi, bisogna almeno comperare un gatto.
Se poi la gente per strada va discorrendo dei topi che c'erano in casa mia, perché prendermela con la gente? Ok, io non lo sapevo che stavano entrando i topi. Ma ci sono entrati.
Non posso dare una festa di gala, la sera stessa, nella terrazza di casa mia.
Se lo faccio, e gli invitati partecipano, è quantomeno lecito dubitare degli invitati. Che evidentemente non hanno schifo dei topi. Magari sono contenti di fare una festa immersi nel lercio. Forse ci verranno pure travestiti da ratti. Chissà.

Lo schiocco del sole in un campo di grano, non siamo non siamo non siamo

Poi un giorno incontri un cigno. Ed è come fare entrare aria fresca in una stanza che è rimasta chiusa per troppo tempo.

lunedì 2 agosto 2010

Andrei a piedi certamente a Bologna

...per vedere le persone che amo. Per un abbraccio, una notte da passare assieme a raccontarci come stiamo vivendo. Per sentire un concerto di muisca che amiamo.
Lo faccio senza riserve, a piedi nudi.
E la strada ferisce, a volte.
Altre volte mi chiedo cosa succederebbe se io mi fermassi. Quanti verrebbero verso di me.
Non credo sarebbero molti.

A parlarle non riesco, le scriverò dei versi

A me non piace molto quando i sentimenti vengono raccontati tipo sul feisbuc, che li leggono centinaia di persone. E li leggono completamente decontestualizzati, i sentimenti.
Che se tu sei un mio amico normale, io farò la persona discreta e non mi farò troppe domande.
Ma se tu sei uno che ho amato, o uno che mi piace, io non riesco a leggere indifferente. E allora si creano delle situazioni incresciose, che quando si scrivevano solo lettere d'amore secondo me era meglio.

Quel posto che non c'è

Quando sei fatto di mare, il mare ti chiama. Non puoi allontanarti molto, perché è come se ti mancasse l'ossigeno. Un elemento fondamentale di te.
E lo segui, il mare. Anche quando non riesci a vederlo. Anche quando sembra lontano. Avanzi sospinto dal profumo della luna sulle onde.
E poi cammini, a piedi nudi, in quel "non luogo" dove le parole diventano cariche di emozioni e superflue. Perché sai che potresti restartene in silenzio col cuore pieno.

domenica 1 agosto 2010

Domenica d'agosto che caldo fa

Agosto è il mese più brutto dell'anno.

venerdì 30 luglio 2010

50mila lacrime non basteranno perché musica triste sei tu dentro di me

L. ha cinque anni e un paio di grandi, meravigliosi occhi azzurri.
E. ne ha due, è ancora timida con i bambini maschi.
Si incontrano al mare ogni mattina. Ed è la cosa più bella, per la piccola E., l'appuntamento con L.
Se capita che si vedono per strada, o al parco giochi, si corrono incontro con le guance arrossate e il fiato corto. L. porta da casa dei giochi per E. e vuole insegnarle a nuotare. Lei ha portato giù la sua palla, una mattina, e lo ha fatto solo per L.
Certe emozioni non hanno età, sono messe dentro al nostro cuore dal primo respiro.
Oggi L. se ne stava tutto raggomitolato sotto l'ombra, con le ginocchia al petto e la testa bassa, a muovere i sassolini sotto di lui. E. lo guardava col faccino triste, e silenziosamente è andata a sederglisi accanto. Con la palla colorata, che a lui piace.
L. si è allontanato di qualche centimetro dai riccioli biondi di E. dicendo: - Voglio stare solo -
Certe dinamiche non hanno età, sono messe dentro al nostro cuore fin dal primo respiro. Nessuno ce le insegna, non derivano da esperienze né da condizioni di vita. Fano parte di noi, come il colore dei capelli.
E. si è allontanata col faccino deluso. Ha giocato con altri amici, ma continuava a guardare di sottocchi L., che ha voluto anche fare il bagno da solo.
Poi, mentre la mamma raccoglieva le sue cose per andar via, lui si è avvicinato a E.
Le ha puntato contro quegli irresistibili occhi azzurri e ha detto: -E, ci vediamo al mare questo pomeriggio -
Non era una domanda, la sua. Una richiesta, forse triste. Ma intensa. Oggi pomeriggio non vorrò più stare da solo, vorrò giocare con te.
E. ha allungato la sua morbida manina verso le dita di L. e ha detto: -Si -
Certe dinamiche e certe emozioni non hanno età. Fanno parte di noi, sottili come la nostra pelle.
E se è vero che le donne più anziane trasmettono la saggezza degli istinti alle donne più giovani, con le gambe accarezzate dall'acqua del mare, racconto ad E. del grande inganno. L'uomo che ti allontana per stare da solo non va inseguito. Perché fuggirà sempre, lontano da te.
C'è il parco giochi, questo pomeriggio. Andiamo lì, ci divertiremo tanto.

giovedì 29 luglio 2010

E innanzi al mare ad ansimare sto

Il gabbiano vola da solo. E' libero, bianco e leggero. Al tramonto, sfiora le onde gonfie di rosso, mentre la risacca scandisce il suo incedere altero ed elegante.
Il gabbiano solleva con sé i tuoi pensieri, battono con le sue ali i tuoi sogni. Ti innalzi sospinto dal coraggio del suo volo di mare.
Accanto a lui volava un secondo gabbiano. Più prudente. Passava sulla riva, virava per abbassarsi verso il bagansciuga. Poi riprendeva quota. Quasi indeciso se planare leggero come il suo compagno, o restare più vicino alla terra ferma per riposare le piume salate.
Si sono allontanati verso l'orizzonte sfumato.
Poi un punto lontano ha ripreso a muoversi verso la mia direzione. Alto, sicuro. Dominava lo sguardo, il suo batter d'ali. Era il gabbiano che volava più alto. Continuava il suo viaggio. L'altro non c'era più.
Come i gabbiani i nostri cuori. Quando si innalzano verso la meta, la più importante, lo fanno da soli. Non c'è altro modo.

Il postino suona sempre due volte

Il fatto che nella mia casella privata di posta elettronica arrivino mail in cui sono dettagliatamente illustrati gli effetti portentosi del viagra, mi inquieta non poco.

Canto e discanto

Io ci sono dei momenti della vita che mi preoccupo.
Perché mi sembra tutto fermo. Non ho neppure voglia di parlare.
E non so come uscirne.

Io, lui e la cana femmina

Io non amo particolarmente gli animali. Li rispetto, però non è che mi piace quando mi slinguacciano, o averli dentro al letto, o ritrovarmi dappertutto i peli di deliziose bestioline.
Preferisco mantenere una debita distanza.
Ragion per cui quando arriva sulla spiaggia un cagnone grande quanto un cavallo, dal pelo riccio e bianco, che ansima e lo senti ansimare da lontano, io mi irrigidisco un poco. Mi danno fastidio anche gli esseri umani troppo vicini, nel mare, sia chiaro.
La differenza è che gli esseri umani non distribuiscono i loro escrementi lungo la linea del bagnasciuga. In un modo talmente accurato che le folate di brezza mattutina ti arrivano tutte miste di puzzo di merda di cane.
E l'abbronzatissima padrona, dopo aver ripulito la spiaggia dalla cacca del suo cane, si preoccupava di quando il sole sarebbe stato troppo caldo, e lei (la cana femmina) avrebbe avuto bisogno di fare il bagno.
-Ma devo aspettare che vadano via le persone - ha detto. Ecco, se era un messaggio subliminale, ha avuto effetto immediato. Che io ho raccolto le mie cose e sono andata via prontamente.

mercoledì 28 luglio 2010

La leva calcistica del '68

I maschi, si sa, pensano principalmente ad una cosa. E contrariamente a quanto immaginiamo noi povere donzelle, quella cosa è il calcio.
[Chi ha fatto sesso mentre in tv c'era una partita di pallone, scagli la prima pietra]
La passione dei maschi per il calcio inizia prestissimo.
Francesco e Domenico sono due ragazzetti che a occhio e croce hanno otto anni. Io li vedo giocare a pallone sotto casa mia. Li vedo giocare sempre al pallone. Trattenuti a stento solo nelle ore in cui d'estate pare sia obbligatorio riposare, e c'è tanto di regolamento condominiale che proibisce urla e schiamazzi durante certe ore.
Per tutto il resto del giorno, della sera e del principio della notte, Francesco e Domenico giocano a pallone. Secondo me si divertono molto. Beati loro.
Ma la vita, si sa, riserva delle sorprese non sempre gradite. Ieri sera a casa di Francesco è arrivata una cuginetta. Rebecca. Con annessi genitori invitati a cena dai genitori di Francesco. E dalla loro terrazza c'erano voci allegre, tintinnare di bicchieri, luci profumate di candele.
Dal viale esterno, proprio sotto il balcone di Francesco, alla solita ora arriva puntuale Domenico con il prezioso pallone sotto al braccio. Francesco non c'è. Domenico lo chiama.
No, non è che lo citofona. Loro si chiamano così, a voce da una terrazza all'altra.
Francesco mestamente risponde che non può scendere a giocare. Perché c'é Rebecca, dice.
Domenico se ne rammarica, ma non volendo rinunciare alla sua partita corre a cercare altri bambini. E li trova nel giro di dieci minuti. Con la cattiveria totale che solo i bambini possono avere, Domenico e questi nuovi assi del calcio vengono a fare la partita sotto il balcone di Francesco. Eppure di spazio ce n'è, in questo quartiere residenziale eh.
Ma Domenico, sempre urlando, comunica al suo amico che loro stanno a giocare lì sotto e che non appena Francesco può scendere, lo aspettano.
La serata passa con quegli scalmanati che urlano e tirano calci e ci fanno pure la telecronaca, alla partita. Una delle due squadre era il Paraguay. Francesco è restato per tutto il tempo incollato alla ringhiera della sua terrazza, con la testa reclinata e i piedini penzolanti.
E tutte le volte che il gioco si fermava per recuperare la palla, Domenico che chiedeva: - Scendi, Francè? -
E Francesco ripeteva la solita frase, della quale non ha saputo variare neanche mai il tono: - C'è Rebecca -
Ecco, non chiediamoci poi perché gli uomini non le amano, le donne.

Giro giro tondo quant'è bello il mondo

Ora io non è che voglio fare la Montessori de noantri. E' facile fare psicopedagogia da spiaggia; altro dicscorso è crescere un figlio. Lo so bene.
Ma senza saperne molto io, di bambini, immagino che se tu hai quattro anni circa e ti stai divertendo da matto sulle giostre, ma la tua mamma dice che è ora di andare via; e se tu, com'è naturale alla tua età, non hai nessuna voglia di andare via; e se la tua mamma per convincerti ad andare via estrae dalla sua borsa il cellulare e fa finta di telefonare ai carabinieri; ecco, io immagino che in casi come questi poi uno diventa grande e succedono le stragi in famiglia.

E se si usciva avevi sempre su qualcosa un po' scollata

Signori, non smettete di invitare a cena le vostre donne. Che a noi fa tanto piacere....

martedì 27 luglio 2010

E adesso la pubblicità

Scandire le nostre vacanze, le serate o le ore in spiaggia, con il nome del locale in cui siamo stati significa etichettarsi come la carne in scatola. Secondo me. Che se te la compri di un'altra marca vali meno.

Se una mattina io mi accorgessi che ci stiamo sopportando

Capita. Non è improvviso, ma improvvisamente te ne accorgi. Che non ci puoi più stare dentro certi binari.
Il tuo lavoro, il tuo matrimonio, la città in cui vivi.
Credo che capiti a tutti.
La differenza sta fra quanti ci restano lo stesso, a soffocare dentro. E chi invece si alza per cambiare.

lunedì 26 luglio 2010

Ti brucerai perché ti tiene su soltanto un filo

Se non ci sono gesti concreti, meglio non dare troppo peso alle parole.

L'avvelenata

Io odio il fumo delle sigarette. E se sto a godermi la brezza marina non sopporto che tu ti metta a fumare in direzione del vento, sporcandomi l'aria di cui mi sto riempendo i polmoni.
Io non sopporto che tu dica di aver fatto qualcosa che invece non hai fatto. Qualunque sia il motivo per cui lo fai, io la chiamo bugia. E non sopporto le bugie.
Io detesto quell'incontrollato bisogno di controllare la vita degli altri.
Io non posso vivere vicino a chi vuole dirmi come fare le cose, a cominciare dalle più piccole. Se suona il cellulare e io non mi alzo per rispondere, tu non devi permetterti di prendere il cellulare e portarmelo. Perché se lo fai io vicino a te non posso vivere.
Io non considero comunicazione una comunicazione che si riduce a dire quello che di sbagliato è stato fatto.
Io mi incazzo come un treno in corsa per tutta la passione che ho dovuto soffocare, perché era troppo rumorosa, troppo rischiosa, troppo difficile da gestire.
A piedi nudi, coi capelli sciolti, e il passo ancora incerto, mi allontano a riprendere la mia pelle.

Per segnare le ore lente e gli anni veloci

Io sono una donna forse romantica e sicuramente complicata. A me i temporali d'estate mi piacciono. Mi piacciono i cambiamenti, il cielo solo azzurro e caldo diventa monotono.
Invece il profumo del mare che si gonfia di grigio, e le nuvole cariche di vento riflesse sulle onde, sono come una sorpresa. E chi si sorprende assaggia un gusto nuovo dei giorni.
Ieri c'è stato un temporale estivo. A metà mattina i colori della spiaggia sono cambiati del tutto. I riflessi dorati sull'acqua sono diventati scaglie di blu intenso. Poi la pioggia. Profumata.
La maggior parte della gente di qui ieri non è andata al mare. Perché pioveva.
Io che invece stavo in spiaggia molto presto, ho fatto una splendida nuotata. Che non l'avrei mai detto di ritrovarmi dopo dieci minuti in un mare in tempesta.
E allora ho pensato, mentre le gocce mi bagnavano i capelli, che le occasioni nella vita le afferri solo per pochi attimi.

Avrai due lacrime più dolci da seccare

Quelli che di piscologia se ne intendono, dicono che il comportamento di un adulto con un bambino tende a ripetere i modelli osservati e vissuti durante la propria infanzia. Io non lo so se questo è vero, ma vedo la maggior parte degli adulti rapportarsi ai bimbi come se fossero delle bestioline da addomesticare.
Secondo me dovrebbe essere il contrario. Dovremmo essere noi, che di vita sulla pelle ne abbiamo vista scorrere parecchia e forse quella pelle l'abbiamo un poco indurita, noi dovremmo essere a imparare da loro. Dalla loro spontaneità, fantasia, creatività.
L'adulto dovrebbe dirti dove è il pericolo, ed essere silenziosamente e fedelmente lì pronto a difenderti dal periclo che tu sei ancora troppo fiducioso per vedere. Ma non possiamo essere noi a dirvi cosa fare o come farlo.
Può la bottiglia dire al mare come gonfiare le onde?
Può una girandola dire alle nuvole che cosa è il vento?

Se uno ha imparato a contare soltanto fino a sette vuol mica dire che l'otto non possa esserci

Ci sono persone che non sanno usare l'espressione "non lo so". Oppure "forse". O anche "devo chiedere". Sono le persone per cui la vita si risolve in ciò che vedono. E preferiscono non essere scomodati da quanto non conoscono. Restano comodamente seduti nelle loro certezze.
Ma la parte più bella della vita potrebbe essere quella ancora da vedere.

sabato 24 luglio 2010

Ma com'è bella la vita stasera

La storia è questa. Siamo in piena estate, e sui lungomari di sera c'è pochissima gente.
Il turismo non gira.
Ma la gente che ci vive qui, vnei posti di mare, che fa di sera? Dove sono le persone che di giorno vanno ancora a lavorare? Che fanno, di sera?
No... è che quando esci poi devi comperare almeno una birra. E mica te lo puoi permettere ogni sera.
Questa era la classe media.

venerdì 23 luglio 2010

Nel paese della persuasione

Due grandi amici osservano i rispettivi peni con un sofisticato microscopio.
- E questo me lo chiami un allungamento? - dice uno.
- Jim, io ho guadagnato 5 centimetri - dice l'altro. - Forse dovresti provare il mio sistema -
- Che sistema è il tuo, Kevin? - dice l'altro.
- Il mio sistema è: mi appendo un mattone al pene e sto in piedi per ore sul ciglio del Gran Canyon - dice Kevin.
- D'accordo Kevin - dice Jim. - Sei il mio più caro amico dai tempi dell'asilo. Farò un tentativo -
Poi vediamo Jim in piedi sul ciglio del Gran Canyon, con il mattone appeso al pene, mentre Kevin si avvicina in punta di piedi alla macchina di Jim, e una voce fuori campo dice:
Pontiac Sophisto: così sofisticata che saresti perfino capace di convincere il tuo migliore amico ad appendersi un mattone al pene!
Mentre Jim è distratto dal dolore del mattone appeso al pene, Kevin sgomma via con la Sophisto. Jim si gira di scatto a guardare, il pene gli si strappa e precipita nel Gran Canyon. Jim sorride sardonico, rendendosi conto dello scherzo di Kevin ma anche del suo buon gusto in fatto di automobili, poi scende nel Gran Canyon a recuperare il suo pene e, si spera, riattaccarselo.

George Saunders, Nel paese della persuasione, Minimum Fax

Le parole che non ti ho detto

Vieni via con me.

Seduto con le mani in mano

La prossima volta che mi trovo seduta dove c'è un uomo che chiede alla sua donna di alzarsi per prendere da bere, io mi alzo e vado via senza neppure salutare.

E il mio nome era Bufalo Bill

Funziona così.
La magistratura indaga, la polizia arresta gente di mafia.
Fra questi c'è almeno un politico, o un diretto congiunto del politico. Magari più di uno.
Il politico in questione coi congiunti in galera, per qualche giorno scompare. Per una serie di fortuite coincidenze, si trova sempre fuori. In lavoro, dice. O per vacanza. Ma si trova sicuramente in un posto dal quale non può rilasciare dichiarazioni. Dopo qualche giorno si manifesta, e dice: sono sereno; ho fiducia nella giustizia; c'è un complotto contro di me volto a colpire la mia famiglia.
Oramai è un copione che si ripete, e sembra che non ci si debba neppure più meravigliare, indignare. O pensare che il politico parent dei mafiosi dovrebbe dimettersi. E perché mai.
Pubblicità.

Con il letto in cui tua moglie non ti ha mai saputo amare

Io finisce sempre che mi ritrovo a giocare con dei bambini. Mi diverto, che ci posso fare. Mi incuriosiscono, soprattutto perché non hanno sovrastrutture: dolci o antipatici che siano, loro si mostrano per come sono. E questo è un bel modo di stare fra la gente. Io penso.
Cosicché al mare dove vado io ci sono questi bimbi toscani, che arrivavano col papà. E gioca coi piccoli, e chiacchiera col papà. Divertente. Avevo pensato che dovevano essere tipo dell'affido condiviso. Cioè, mi sembrava strano che la mamma non comparisse mai.
Ma oggi è comparsa.
Li ho visti arrivare tutti insieme, allegra famigliola.
E da lontano ho visto i piccini che mi salutavano con la manina, e sentivo la mamma comparsa che diceva al papà: e ma qui ci sono le pietre troppo grosse; e io voglio telefonare al Comune per dire che mettano una passerella perché ho due bambini come devo fare; e se deve venire anche mamma come si fa con un'anziana.
Poi sono arrivati a destinazione. Il tempo di dire buongiorno e i bambini, naturalmente, si sono tuffati in mare e volevano giocare con me. Lei intanto la sentivo dire che ci sono troppe zanzare, che non è possibile dormire, che bisogna chiedere una disinfestazione.
Ora, io non lo so se mi sposerò. Ma se mi dovesse succedere e mi trasformo in una moglie scassapalle, siete tutti autorizzati a togliermi la vita. In qualsiasi modo, fate voi.

mercoledì 21 luglio 2010

Diverso da chi

- Vendola vuole proporsi come candidato premier per le elezioni del 2013 -
- E vabbè, ma un presidente del consiglio gay... -
Ecco. Ditemi voi dove devo andare, perché io ho esaurito le idee.

Mastica e sputa

Quando dici che sei nata a Corigliano Calabro, devi poi sempre fornire qualche indicazione aggiuntiva. Perché Corigliano Calabro di per sè non lo conosce nessuno.
Se parli con gente del Sud, puoi dire che è vicino all'Acqua park di Rossano, oppure vicino a Camigliatello. Perché la gente che si sposta ci viene pure, in Calabria; ma non lo sa proprio cos'è, Corigliano. E questa cosa a me mi pure dispiace. Voglio dire, non ci vorrebbe molto a far parlare di noi con tutte le bellezze naturali che abbiamo. E le abbiamo così, gratuitamente. Che Dio, o chi per lui, ha detto: ecco, tutto questo ve lo regalo.
Ma noi altri preferiamo vederla, la nostra terra, come se fosse un oggetto lasciato disordinatamente su un mobile in attesa di ripassare, fra poco, a metterlo al suo posto. Fermo. In disordine.

Questa mattina ero in spiaggia. Accanto a me ci stava un tizio pure carino. Aveva un accento toscano, e lo so perché ovviamente ha cercato il modo di avviare conversazione. Solite cose da spiaggia. Sei qui in vacanza, di dove sei. Eccetera.
- Sono di Corigliano Calabro - faccio io, rassegnata a fornire i famosi particolari aggiuntivi per localizzare il mio paesello natio.
- Ah, ne hanno parlato stamattina in radio - replica quello.
- Ah si? - chiedo stupita.
- C'è stato un maxi arresto -
- Beh, si... c'è la 'ndrangheta - aggiungo, consapevole che se si parla di noi è per quello.
- Hanno arrestato i fratelli del sindaco -
Ecco, io lì non ho saputo più cosa aggiungere. Perché la Calabria ti immobilizza. Dentro queste regole.

martedì 20 luglio 2010

Generazione di fenomeni

Chi ha meno di trenta e più di quaranta, non lo può capire come stiamo noialtri.
Generazione liquida. Che scivola su tutto senza poter fare progetti, nella continua ricerca di un'identità personale che non può svilupparsi appieno senza un'identificazione professionale e geografica. Adesso questa cosa qua del nostro disagio l'hanno analizzata dei ricercatori dell'Università di Napoli. Fra gli altri.
Io voglio fare un esempio.
L'altro giorno mi telefonano da un call center. Una voce femminile molto gentile, che proponeva della roba naturale per il corpo, il viso, i capelli. Io non è che fossi realmente interessata, ma lo so cosa vuol dire lavorare nel call center. E ci ho parlato, con questa. Che alla fine mi aveva pure quasi convinta su una linea naturale per capelli all'olio di mandorle dolci e jojoba. A sentire lei, una meraviglia. Il punto era che questa azienda per cui la callcenterista mi telefonava, non ha dei punti vendita. Ti invia la roba per posta. Pacchi. Indirizzo. Postino.
No. Ho detto. Inutile che vai avanti, cara. Che io non te lo posso proprio dare un indirizzo. E non mi sembra opportuno che lo shampoo all'olio di mandorle dolci e jojoba arrivi a casa dei miei genitori mentre io poi sarò chissadove.
Ecco. La nostra generazione non si può nemmeno comperare dei saponi con sicurezza. Questo è.
Poi la centralinista mi ha chiesto che lavoro facessi. La mia risposta è sempre: dovrei essere un'insegnante. Al che la tizia dall'altro capo del telefono mi risponde:anch'io.
E abbiamo continuato la conversazione per altri dieci minuti circa; che lei mi ha chiesto delle cose su come funzionao le chiamate quest'anno, e il prossimo, e le supplenze, e i tagli.
E lei mi aveva telefonato per vendermi uno shampoo.

Nel blu dipinto di blu

Ora io si sa che amo il mare. Che proprio lo metto al primo posto della vita. O meglio, al primo posto in exaequo con la mia bimba. Allora la mia bimba si diverte da matti a fare il bagno nel mare con me. E sono fortune, i due amori che si incontrano nello stesso istante di meraviglia.
La mia bimba adora che io vada sott'acqua e risbuchi accanto a lei per strappazzarla di coccole. La frase con cui chiede di fare questo gioco è: zizà (che sono io) splash (vai sott'acqua) la tète (con la testa).
Immaginatevi però che tutto questo accade alle otto del mattino.
Io non ce la posso fare.

Ma l'unico pericolo che sento veramente è quello di non riuscire più a sentire niente

Mi hanno detto di non cambiare, che si devono vedere gli artigli. Ma perché si vedano davvero io credo di dover cambiare ancora.

Li incontri dove la gente viaggia e va a telefonare

Io c'ho questa idea qua che taluni capi d'abbigliamento sono, diciamo, sconvenienti.
Perché l'abito non fa il monaco, ma il particolare fa la differenza; e l'occhio vuole la sua parte.
Però l'altro giorno ho visto un tizio. Un tizio uomo, ovviamente. L'incontro avveniva in un ufficio, quindi contesto caldo ma impegnativo. Il suddetto tizio uomo indossava dei pantaloncini blu e una t-shirt a righe. Non lo so come aveva le mutande, però sotto ai pantaloncini blu aveva un paio di piedi dentro a un paio di mocassini coi lacci marroni. I mocassini. E aveva pure le calze. Nere. Alte. Cioè, mica calzini di quelli fantasmini che proprio belli non sono ma per lo meno sono discreti. No. Quei calzini lì erano proprio di cotone che coprono tutta la caviglia.
Ecco, guardando quel tizio io ho un poco cambiato idea; nel senso che può non essere necessario arrivare alle mutande per capire che io un uomo simile non vorrei rivederlo mai più. Ma neppure incontrarlo per strada, se posso scegliere.

lunedì 19 luglio 2010

domenica 18 luglio 2010

Acqua nell'acqua

Andare in spiaggia di domenica è un'azione che andrebbe evitata. Ti trasformi in una formica schiacciata dalla carne sudata di milioni di altre formiche brulicanti. L'acqua del mare diventa una specie di contenitore sanitario per urine. Si urla troppo. E la gente mangia. Mangia, mangia. Panino e mortadella alle nove del mattino. Se sei sulla spiaggia libera.
Se vai nei lidi, stesso carnaio. Solo più figo. Non trovi il panino e mortadella, questa è la differenza più evidente. E i maschi del lido sono quelli che si ammazzano di palestra per esibire il muscolo scolpito che luccica.
Io perdonatemi, ma la domenica al mare no.
Perché io al mare ci vado per perdermi d'azzurro. E nuotare, nuotare, nuotare. Fino a che il tuo corpo diventa spuma bianca, e il profumo del mare ti avvolge tanto da diventare piacere.
E non c'è più nessuno.
Solo mare. E libertà.

Come un istante déjà vu

Non so se per coincidenze o imprecisabili intrecci di tempo, ma ci sono alcune cose che tornano. Si ripetono. Le riconosci. E allora puoi evitare errori già commessi. Per fortuna.

Parole parole parole

La comunicazione è essenziale. E questa comunicazione non mi piace.

sabato 17 luglio 2010

Voglio andar via

Da questo caldo che ti si incolla addosso.
Dalle parole troppo sdolcinate.
Da facebook, dai cellulari e da tutto ciò che interrompe il silenzio.
Voglio andar via da questa città vergognosamente bella che non mi appartiene.
Dal Sud.
Da chi ti vuole sempre in un modo diverso da quel che sei.
Dalla rabbia taciuta e dalle fragilità.
Voglio andar via.

giovedì 15 luglio 2010

Certe notti la macchina è calda dove ti porta lo decide lei

"Cara maleducata, la prossima volta che parcheggia la sua auto qui saremo costretti a chiamare i vigili; perché qui trasportiamo persone anziane, e bisogna rispettarle"
Questo, pressapoco, il contenuto del biglietto che ho trovato questa mattina fra il tergicristalli e il vetro anteriore della mia macchinetta. La maleducata ero io, ovvio. Il biglietto era di carta leggera gialla, il messaggio scritto a mano a inchiostro nero.
Ora io ho tanti difetti, ma se c'è una cosa che non faccio è parcheggiare l'auto a capocchia. Come la maggior parte dei guidatori invece ama fare. E lì non c'era proprio nessun cenno di passo carrabile. Ci ho guardato proprio bene, prima del parcheggio e pure dopo, stizzita dall'appellativo ricevuto. Io mi sono chiesta spesso come funziona, il passo carrabile. Tipo sarà che tu vai al Comune e dici: qua non si può parcheggiare nessuno. Magari quelli del Comune manderanno qualcuno a verificare, non sai mai. E poi ti arriva a casa (che ne so, nella buca della posta) il segnale nuovo nuovo da apporre davanti all'ingresso del tuo garage. O forse non è questo, il meccanismo. Però, suppongo, se tu questo cartello non ce l'hai, i vigili non finiranno per dare ragione alla cara maleducata?
Seconda questione: questi vecchi che dovevano passare, saranno stati vecchi veramente importanti e famosi. Cioé, per quale motivo io, alle due di notte quando ho parcheggiato, dovevo sapere che la mattina seguente da lì dovevano uscire i vecchi?
Ma soprattutto.... se tu mi scrivi, a me proprio a me, la frase che hai scritto. Che sulla parte centerale del messaggio ho qualche dubbio, ma il saluto iniziale e la frase conclusiva sono stati l'indelebile inizio di una giornata affatto gradevole. E quindi, dicevamo, se tu a me proprio a me che delle parole sono maniaca, mi scrivi "qui trasportiamo persone anziane e bisogna rispettarle", stai tranquillo che domani la mia auto te la parcheggio senza neppure troppe manovre. E vediamo che ti dicono i vigili. Caro genio della letteratura.

L'absente

Non trovarti quando ti cerco, e sentire che chiami quando mi allontano. Ecco quello che gli uomini chiamano amore.

mercoledì 14 luglio 2010

Capelli rossi così era scritto in quella lettera d'amore

Ora siccome sono una donna, io impiego lunghi minuti di concentrazione davanti ai flaconi di creme, shampoo, maschere e oli idratanti. Lo faccio per scegliere i prodotti più adatti a me, alle mie esigenze nei diversi periodi dell'anno; ma fondamentalmente sono convinta che dentro quei flaconi ci sia la stessa roba. Voglio dire, in che cosa dovrebbero differenziarsi uno shampoo che ti dà lucentezza da uno che ti confersice morbidezza?
Tuttavia, la vanità è donna. E io ci sono dei momenti in cui voglio lo shampoo alle proteine della seta e altri in cui mi serve la crema idratante al sandalo. Pur credendo che la differenza sia sottile.
Poi siccome questi flaconi qua li prepara gente che ci fa tutto uno studio di marketing per indurti a comperarli, succede che ci sono più prodotti di una stessa linea. E allora tu, leggendo le proprietà di un latte detergente, ad esempio, scopri che è inefficace se usato separatamente dal rinforzante per unghie della stessa marca. Insomma, la casa cosmetica ti osserva dall'alto mentre ti induce a percorrere interi corridoi di profumerie per acquistare questi prodotti per te indispensabili.
Ovviamente c'è la fidelizzazione al marchio. Qundi una stessa linea di prodotti presenta flaconcini pressocché identici: stessi colori, dimensioni anche simili. L'effetto che vogliono creare sarà forse quello di farti sentire avvolta da tutte quelle diavolerie indispensabili alla tua bellezza. Che però, ripeto, sono pressocché identiche fra loro. Almeno nell'aspetto.
E allora può succedere che una povera cliente caduta nell'imbroglio seduttivo della bellezza, abbia posato sul bordo della sua vasca da bagno tutti sti flaconcini miracolosi. Uguali. Shampoo e balsamo hanno un'unica differenza: che la bottiglia di shampoo sta appoggiata diritta, mentre quella di balsamo si deve mettere a testa in giù. Ossia, si appoggia col tappo rivolto verso il basso.
Se però tu, per qualche motivo, quando li hai messi sul bordo della tua vasca da bagno questi meravigliosi flaconi, eri distratta, ti sarà anche potuto accadere di lasciare le due indispensabili bottiglie posate nello stesso verso. Una accanto all'altra, indissolubilmente.
Sicché quando stai sotto il getto tiepido d'acqua, canticchiando felice, la tua incauta mano può allungarsi verso la bottiglia di balsamo inconsapevole del tragico errore. Credendola, appunto, shampoo. Compi gli stessi gesti di sempre: distribuire uniformemente il prodotto per tutta la lunghezza dei capelli. Solo che sto prodotto qua non fa per niente schiuma.
Scettica, ti dici che forse sarà stato l'olio protettivo a sporcarli così, i tuoi capelli. Li insaponi di nuovo. Ovviamente, sempre con lo stesso prodotto. Che il lettore sa non essere shampoo. Ma la povera donna che si sta lavando no. Quindi il risultato non cambia. Niente, non c'è schiuma. A quel punto smetti di cantare, e ti dici che forse c'è qualcosa che non va. Così, mentre ti imbratti i capelli per la terza volta di quella roba melefica, leggi più attentamente le isturzioni sul retro della bottiglia. E ti accorgi che c'è scritto: prodotto idratante, ridona morbidezza ai capelli ricci e mossi sciupati dal sole. Allora inizi a capire. Allunghi la mano tremante all'altro flacone, quello che non hai ancora aperto. E vedi che lì c'è stampato: shampoo. A grandi caratteri.
Ma oramai è troppo tardi. Hai imbalsamato i tuoi capelli per circa quindici minuti. Quando poi riesci finalemnte ad asciugarli, hai una nuova certezza: i prodotti cosmetici non sono affatto tutti uguali.

martedì 13 luglio 2010

Cosa fai ora ti ricordi eran belli i nostri tempi

L'amore, quello vero, quando ti trova non se ne va. Cambia. Prende nuove forme e diversi sapori. Ma resta un bene grande dentro al cuore. Basta solo non averne paura, e lasciarlo fare. Come l'acqua pura di un ruscello, troverà lui le forme in cui prendere vita, e ci saranno fontane gorgoglianti fra le rocce del tempo.

domenica 11 luglio 2010

Notti magiche inseguendo un goal

Solo per dire che quattro chiacchiere col polpo io me le farei volentieri, a sto punto.

Prendi questa mano zingara

Per una fortunata serie di vicende familiari, noi si ha spesso ospiti internazionali nella nostra casetta calabra. Alcuni di questi, amici francesi, sedevano al paterno desco proprio oggi. Oggi è la finale del mondiale, a quanto dicono. Che io di calcio capisco meno che di matematica. Però i francesi sembravano bene informati sulla questione.
Io di questo mondiale di calcio una cosa mi ha colpito: il polpo. Cioé, non tanto l'idea che ci sia questo mollusco qua che si diletta a indovinare le partite. Quanto piuttosto il fatto che a noi altri lo propinano in televisione e sui giornali come se fosse la cosa che ci interessa maggiormente. O almeno io spero non essere la cosa che ci interessa maggiormente, il polpo.
Poi quando ho letto che Paul [il suddetto indovinatore di mondiali] sembra avere origini italiane, mi sono sentita leggermente presa per i fondelli dall'umanità intera.
Cosicché quando stavamo a tavola coi francesi, io una cosa gliel'ho chiesta. Se lo conoscevano pure loro, il polpo. Ma nel sentirmi dire che si, lo conoscono; e sapevano che la squadra che fra poco dovrebbe vincere l'acquatico mondiale è la Spagna, perché l'ha detto il polpo, ecco allora sono stata felice. Non tutto è perduto, fratelli d'Italia.

venerdì 9 luglio 2010

Alla sera vedo donne bellissime da Venezia arrivare fin qua

Anni fa sono stata a Istanbul. Che ho smarrito i contorni, ma conservo bene la sensazione dei colori e dei profumi. E mi ricordo vivi questi uomini scuri e baffuti. C'erano uomini, solo uomini in giro. E ti guardavano - a te turista italiana (allora anche giovane) in calzoncini e canottiera - ti guardavano con espressione che per essere eleganti si potrebbe definire famelica. Ricordo che quegli sguardi si appiccicavano addosso come l'umidità e lo scirocco.
Te ne facevi una ragione; pensando che lì le donne magari erano tutte avvolte nei veli, e loro uomini non ne vedevano mai un po' di pelle nuda.
Io quella sensazione sgradevole di sguardi appiccicati addosso come umido scirocco non l'avevo più provata da allora, fino a questo pomeriggio.
Questo pomeriggio sono andata a fare una ricarica al cellulare in un baretto della mia calabra cittadina di provincia. E indossavo i pantaloni, eh. Sono cose brutte.

giovedì 8 luglio 2010

Canzone delle domande consuete

Ora io e la mia nipotina adorata, quando ci si vede assieme per strada, potremmo anche sembrare mamma e figlia. Pare che abbiamo gli stessi capelli, fra le altre cose. Io sono felicissima di questo genere di equivoco, mi si stampa un sorriso da un orecchio all'altro, e sono orgogliosa. Molto orgogliosa di questa maternità che me la sento tutta. Ragion per cui questo pomeriggio, che ho accompagnato la mia bimba ad una specie di festa, mi ha fatto molto felice un vecchino. Io la tenevo in braccio, la piccolina, e il vecchino si avvicina per chiedermi se conoscessi gli animatori della parata clownesca. Siccome li conoscevo, ho spiegato di cosa si trattava. Seconda domanda del vecchino: lei non ha altri bambini?
La zia in brodo di giuggiole ha risposto che in effetti la bimba non era mia. Ma il sorriso orgoglioso splendeva tutto. Per smorzarsi un poco alla successiva domanda: lei non è sposata?
Che io capisco i vecchini, per cui gli obiettivi della vita sono quei due o tre, e tu devi essere o madre o moglie. Se no potresti fare schifo. Gli ho risposto con una faccia che era diventata quella del Lo so che ti faccio schifo ma no, non sono sposata.
Per poi trasformarsi in deciso astio, quando questo vecchino impiccione - che perché non si guardava i clown in santa pace non lo so - ha buttato lì la seguente riflessione consolatoria: ma lei è ancora giovane.
Ecco, lì l'ho guardato in cagnesco e mi sono portata via la bimba. Quasi senza salutare.

lunedì 5 luglio 2010

Guardarsi l'ultima volta e via

Io non lo voglio sapere, quando è l'ultima volta di una cosa. Non mi piacciono i saluti.

Ho la mappa di tutti i tuoi nei

"Quelli che mi lasciano proprio senza fiato sono i libri", scriveva qualcuno. Alcuni libri sono ferite nell'anima, fanno proprio male tanto che non puoi leggerne troppo; devi fermarti a prendere respiro.
La storia che sto leggendo adesso è la somma allusiva delle mie storie d'amore.
Parole rivelano emozioni che non ho saputo capire. Immagini danno corpo a gesti che avrei voluto compiere ma non ne ho avuto il coraggio.
Mi lascia stupita, in maniera intensa e quasi indiscreta. E lei ha un neo esattamente nel punto in cui ce l'ho io.

L'immenso è lui che vuole me

La prossima volta, voglio tutto.

Se vorrai sai come trovarmi

Correre a braccia aperte verso te, contro il vento che toglie il respiro, i vestiti incollati alla pelle per la fretta di essere sulla tua pelle. E trovare il ruvido di pietre, immobili e silenziose.
Il cuore non ce la fa.

venerdì 2 luglio 2010

E se andrai lontano fa' che non sia troppo fuori mano

Hai scritto che, se non fossi certa che alla fine verrò da te, allo scoperto e con coraggio, mi avresti già lasciato perdere. Lo so. Ma dentro di me nutro anche il timore che non riuscirai nel tuo intento.
Vorrei aiutarti, lo vorrei davvero, ma ne sono assolutamente incapace. Cerca di capire. Lo sono per legge, la mia legge insensata. C'è qualcosa di inanimato laggiù, nel punto bianco e vuoto al centro dell'essere. Qualcuno è steso là, morto.
Io posso solo guardare i tuoi eroici sforzi di rianimazione come uno spettatore impotente, niente di più. E pregare che non ti dia per vinta.

David Grossman, Che tu sia per me il coltello

giovedì 1 luglio 2010

Ti vesti svogliatamente non metti mai niente che possa attirare attenzione

Purché tu non indossi le mutande bianche, o uomo. Perché quelle possono essere determinanti per l'evoluzione di una storia.

E le mie mani hanno applaudito al mondo

Non è corretto generalizzare, però si può affermare con discreta serenità che alcuni popoli hanno delle caratteristiche dalle quali sono riconoscibili. Gli italiani, per esempio, sono quelli che si lamentano. I brasiliani sono quelli che sanno ballare bene, e la gente dell'Africa è allegra. Questi ragazzi di colore che incontri sulle spiagge, ad esempio. Se ti intrattieni a parlarci, il discorso finisce sempre che tu italiano ti lamenti e lui sorride e ti pure fa la ramanzina sulla gioia di vivere.
Allora parlare con loro mette allegria. Sarà pure una comune banalità, ma è così.
L'altro giorno sulla spiaggia adriatica si è svolto il seguente dialogo, fra un venditore ambulante dalla pelle molto scura che passava sul bagnasciuga carico di merce, e noi due italiane stese al sole.
- Ciao, come va? - esordiscono spesso così, i venditori ambulanti di colore; sarà che si aspettano tu gli risponda "male" per attaccare la ramanzina. Non so.
- Bene - abbiamo risposto noi, che eravamo si contente ma anche poco inclini a sentire prediche in quel momento.
- Auguri - ci ha detto lui passando. Ed è stato bello.
- Grazie! -
- Buon bronzare - ha aggiunto, con un italiano approssimativo ma che ha reso bene l'idea.
- Grazie, auguri anche a te - abbiamo risposto noi per salutarlo. Ma siccome agli africani gli va sempre tutto bene, questo qua forse non gli servivano i nostri auguri che volevano essere generici sulla vita, perché ha risposto: - No, io già bronzato -

Il nome della rosa

Quelli che studiano sanno capire tutta la storia di simboli e segni, di significante e significato, di rimandi infiniti e combinazioni possibili di cui, per esempio, è intessuto il romanzo dei monaci uccisi nel convento perché toccavano un libro.
Quelli che non studiano, tuttavia, hanno una percezione istintiva di taluni fenomeni. La sensibilità linguistica, si chiama. Che può essere maggiore o minore, dipende un po' anche dai gusti ma molto dal grado di cultura. Però il minimo sindacale, di sensibilità linguistica, dovremmo avercelo tutti. Tanto da capire che chiamare un agriturismo immerso nella campagna salentina La zanzara forse non è stata la giusta scelta del significante per esprimere un significato. Voglio dire, io d'estate in un ristorante che si chiama la zanzara non ci andrei a mangiare, ecco.

martedì 29 giugno 2010

Lascia che sia

Io non ce la posso fare.

Princesa

Io l'altra notte ho sognato Nicki. Che gli chiedevo: ma sei proprio sicuro che non ti piacciono le donne?
Perché a me lui mi piace assai. E non sono mica sicura che continuerò a pensare ai maschi, eh.

lunedì 28 giugno 2010

E correndo m'incontrò lungo le scale

I pensieri superflui non sono un diario, contrariamente a quanto forse si pensa. Le storie che ci finiscono dentro, non sono proprio vere. L'amichetta mia, ospite dell'appartamentino leccese nonché fan del bloguccio, rientrando a casa l'altra sera mi ha chiesto notizie del bellomo che incontro alle volte giù in atrio. E io le raccontavo proprio questo, che no, quello che scrivo sul blog non è esattamente un diario. Però, il tipo bellino esiste davvero. Le dicevo.
Senonché nell'ingresso del palazzo, mentre noi si saliva le scale che io abito al primo piano, si apre la porta dell'ascensore. Ne sbuca fuori un tizio, alto e bruno ma...proprio no, non era bellino.
Ci guardiamo complici, l'amichetta e io.
E senza aspettare la sua domanda, le ho risposto secca: - no, non è lui! -


Ti sembra niente il mare

Salento. Mare verde mare. L'acqua riflessa sul fondale trasparente diventa strisce d'arcobaleno.
E silenzio. E sale sulla pelle.
L'amicizia, quella vera.
Se questo non è il paradiso....

Seconda stella a destra

Peter Pan: Non è bello, Wendy...è magnifico! Sali sulla schiena del vento e poi via, verso la stella più lontana. Laggiù nell'Isola che non c'è tutto è meraviglioso.
Wendy: Peter...ma tu sei sicuro che ci sia?
Peter Pan: Ma certo, è proprio questo il bello! Tutti sono convinti che siccome è l'isola che non c'è, allora non c'è. Invece c'è.
Wendy: Uh.... l'Isola c'è
[...]
Peter Pan: Adesso ci credi, Wendy?
Wendy: Si, adesso ci credo.

Seduta a terra, in prima fila dal backstage delle prove, con le gambe incrociate sotto la lunga gonna a fiori colorati, la sua macchina fotografica appesa al collo, l'amichetta mia gocciadimare si volta e mi sussurra: Ma è possibile che le donne credono a tutte le minchiate che dicono gli uomini?

sabato 26 giugno 2010

Che tu sia per me il coltello

In un gruppo di persone, un uomo vede una donna sconosciuta che con un gesto quasi impercettibile sembra volersi isolare dagli altri. Commosso, Yair le scrive, proponendole un rapporto profondo, aperto, libero da qualsiasi vincolo, ma esclusivamente epistolare. Più che una proposta è un'implorazione, e Myriam ne resta colpita, forse sedotta. Un mondo privato si crea così fra loro, ognuno dei due offre all'altro ciò che mai avrebbe osato dare ad alcuno, e in questo processo di svelamento Yair e Myriam scoprono l'importanza dell'immaginazione nei rapporti umani e la sensualità che si nasconde nelle parole.
Finché Yair si rende conto che le lettere di quella donna stanno aprendo un varco dentro di lui, gli chiedono con imperiosa delicatezza una svolta nella sua vita interiore. Il risultato è un romanzo avvolgente e impudico che ci mostra quanta strada bisogna percorrere per vincere la paura e arrivare a toccare liberamente, con pienezza, l'anima e il corpo di un altro essere umano.

Quarta di copertina a David Grossman, Che tu sia per me il coltello

La guerra di Piero

Si aveva un'amica, qualche tempo fa, che dimenticava regolarmente dove parcheggiava la sua macchina. E quando si usciva con lei era diventato un classico che poi tutti giravamo in cerca di quell'automobilina azzurra. Si rideva parecchio di questo, eh.
Ma la vita, come il vento, cambia direzione.
E adesso io vivo in una strada dove non ci sono alberi. Cioé ci sono, ma ancora piccini piccini e ombra non ne fanno. Allora adesso che è arrivata l'estate quando entro nella mia auto parcheggiata al sole, mi sento più o meno come le ebree dentro ai forni. Sicché ieri sera mi è venuta questa geniale idea di lasciare la macchinetta sulla strada perpendicolare, che è un bel viale alberato. C'è da dire che ieri sera era parecchio tardi, quando ho partorito questa geniale idea; ero uscita a bere qualcosina, quindi ho messo in atto il piano ombrifero che stavo in quel piacevole stato di riconciliazione col mondo che ti conferisce la notte profumata e la bevanda alcolica. Naturalmente questa mattina quando sono uscita di casa per andare a fare la spesa la mia macchina non c'era.
Cioé, non era nel posto dove l'ho parcheggiata per un anno. E io mica me lo sono ricordata dove l'avevo messa. Sono cose brutte.

venerdì 25 giugno 2010

I vecchi sulle panchine dei giardini

Io mi impressiono davanti al dolore fisico degli altri. Inizia a girarmi la testa, mi sento mancare la terra sotto i piedi. Oggi ho visto un piccolo bambino cadere mentre correva, ha sbattuto la testa sul gradino della basilica e ha iniziato a scorrergli sangue sulla fronte. La mamma piangeva spaventata, urlava più del piccino. La gente attorno ha fatto crocicchio. Vicino a me c'era una coppia di anziani che parlavano con accento spiccatamente nordico. Mi sono rivolta a loro, cercando quella solidarietà che ti lega a chi hai vicino in momenti poco belli.
- Povero bambino - ho detto piano all'omone alto che aveva una pancia prominente e una macchina fotografica appesa al collo e sospesa sul ventre.
- E' fortunato se non gli viene una commozione cerebrale - ha detto questo. E poi si è allontanato. Seguito dalla sua attempata signora, con capello corto e guida della città in mano.
Io sarò cattiva, ma gli ho augurato un infarto di coppia a quei due lì. Così l'altro non soffre rimanendo vedovo.

Anche i ricchi piangono

I soldi ce li puoi anche avere in quantità notevole, e puoi di conseguenza comperarti abbigliamenti costosi. Ma se non c'hai gusto, a poco ti serve. Cara la signora che poco fa te ne andavi leggiadra per le strade di L. con indosso un abito Burberry. Perché se tu sopra quell'abitino, per riparati dal venticello fresco, ci metti un cardigan di filo verde, e poiché il quadrettato dell'abito ha delle linee rosse decidi di completare l'opera con delle scarpe rosse, tu ci puoi avere pure tanti soldi, signora bella, ma complessivamente non ti si può guardare, eh.

giovedì 24 giugno 2010

All'una e trentacinque circa

Tuttosommato a me piacciono le cose semplici. Mi basta poco per innamorarmi. Per esempio, il modo in cui un uomo lava i piatti. Loro restano così composti e impeccabili mentre passano pentole e bicchieri sotto al rubinetto. Io mi bagno anche i capelli, invece.

Baciami ancora

Una dottoressa che lavora con le donne vittime di stupro in Sudafrica, dove pare venga violentata una donna ogni 24 secondi - chi le conterà, poi? vabbé... - ha inventato un preservativo antistupro. Signore e signori. Questo aggeggio infernale si applica come un tampone, aderisce alle pareti della vagina e durante il rapporto sessuale funziona più o meno come una trappola per topi.
Zac.
Provoca dolori atroci, impedisce di urinare e, poiché solo un medico può estrarlo, permette di identificare il violentatore.
Parliamone.
La geniale dottoressa sostiene che non dà alcun fastidio alla donna - certo, avere una trappola per topi infilata nelle parti intime deve essere estremamente comodo. La donna, inoltre, quando si sente in pericolo o crede di essere a rischio, applica questa trappola per topi all'interno di se stessa, e la può tenere 24 ore.
La meraviglia finale dell'invenzione è che essa si ispira, per dichiarazione della stessa dottoressa, alla paura freudiana che hanno gli uomini delle vagine dentate.
Insisto, parliamone.
Tanto per cominciare, come faccio a sapere di essere in pericolo? E se per caso io penso di essere in pericolo e invece durante quelle 24 ore voglio avere un rapporto dolce e tenero...che faccio? Gli dico - scusa caro vado in bagno a togliermi la trappola per topi?
Oppure...se l'aggeggio è davvero così comodo e io malauguratamente mi dimentico di avercerlo adosso? Panico. Vi immaginate?
Mi si potrebbe ribattere: parli facile tu, che non vivi in un posto dove ogni 24 secondi potresti subire una violenza. E questo è vero, riconosco di essere capitata in una parte del mondo dove si godono alcuni privilegi gratuiti. Tuttavia, scusate, mi state dicendo che la trappola per topi funziona durante il rapporto. E beh? La metà della violenza l'ho già subita, per arrivare al punto in cui il provvido profilattico mi salverà.
E poi, in ultimo, mi oppongo perché gli uomini, checché se ne dica, già si spaventano di noi così come siamo. Ci manca solo che inizino ad avere il sospetto che dentro le donne ci siano le trappole per topi. E la razza umana si estinguerà, io credo.

mercoledì 23 giugno 2010

Tieni il tempo

Ora in Salento sono lenti. Che lo dice pure il nome della regione, se proprio vogliamo fare i giochini di parole. Sono lenti. Calmi, beatamente pacifici. Per loro è mattina fino all'una, decidono come impiegare il pomeriggio alle sei e mezza. E tu ti rilassi, a fare tutto con comodo.
I primi tempi io avevo la frenesia incorporata nell'orologio biologico, e si vedeva da come correvo trafelata in auto, o dal fatto che andassi a fare la spesa a mezzogiorno, che non ero salentina.
Poi, il luogo in cui vivi ti assorbe.
E adesso io ceno alle dieci. Regolarmente. Tanto che l'ultima volta che sono stata a casa dei miei, non mi sono seduta a tavola con loro. Alle otto. Impensabile per me oramai, cenare di pomeriggio.

Temporale

E' che quando un sorriso diventa un'abitudine, poi se si interrompe ti manca.

martedì 22 giugno 2010

I gendarmi son bruschi nei modi se da questi episodi non han da guadagnar

A furia di sentire un concetto insistito, una parola ripetuta a ritmo martellante, uno poi finisce per farla propria quell'idea. Tipo la storia del complotto.
Che tutti ci spiano e c'è qualcuno che trama per farci del male.
Io mi sono convinta di essere la vittima di un'ordita trama spionistica che coinvolge la polizia stradale, i carabinieri e la guardia di finanza.
Perché se così non fosse, non potrei spiegarmi come mai ultimamente mi fermano sempre. Ma ogni due giorni, eh. Tanto che oramai il libretto di circolazione lo lascio sul sedile.
Ho così tanto l'aspetto da criminale, suvvia?

Lei per scherzo giò la sua gonna e si mise a danzar

Ora io sono frequentemnete vittima del colpo di fulmine da vetrina. Che passo da un negozio e dentro c'è un capo che mi chiama l'occhio, non sempre qualcosa che mi serve. Anzi, a voler essere oneste, proprio mai qualcosa che mi serve. Ma è una tonalità, una balza particolare o una scollatura di cui no, proprio non si può fare a meno. E allora io, donna passionale, non so resistere agli amori. Ed entro. E se sono fortunata - di prezzo e taglie - compro.
L'amore di oggi è stato un vestitino svolazzante, con la scollatura rotonda, a fantasia di piccoli fiori, elasticizzato nel corpino con gonna corta a sbalzi. Che a indossarlo davanti allo specchio del camerino il primo pensiero che m'è venuto è stato: mi fa sembrare una ragazzina.
Quando la coscienza ha elaborato il significato esatto di questo pensiero, però, ho visto dallo specchio che la mia faccia aveva assunto un'espressione alquanto contrariata. Disillusa, direi. Ed è stata la prima volta che prima di comperare qualcosa non mi sono preoccupata del prezzo né della taglia, ma dell'opportunità di indossare quel genere di abito.
Poi l'ho comperato, eh. E non vedo l'ora di inaugurarlo, tutto sommato.

L'uomo che cammina sui pezzi di vetro dicono ha due anime e un sesso

Gli uomini credono di vivere dentro ad una corteccia antica di forza, e pensano che è necessario alla loro virilità rinchiudersi ad intervalli regolari dentro quella corteccia.
Le donne si dividono in due categorie. Quelle che non capiscono, o fanno finta di non capire; quelle che provano ad essere compensive.
Gli uomini dicono di amare e apprezzare chi sa comprenderli.
Ma a conti fatti scelgono le donne che invece non capiscono, o fanno finta di non capire. Io sono abbastanza intelligente da capire, e non sufficientemente scaltra da far finta di non aver capito. Cosicché finisce che a godere del trattamento migliore non sono io, generalmente. Però vorrebbero le donne come me, gli uomini. Si che le vorrebbero.

lunedì 21 giugno 2010

E il cuore di simboli pieno

Alle volte cerchi un segno. Qualcosa di piccolo che aiuti il tuo cuore a capire che direzione prendere. E magari non trovi quello che cercavi. Ma altri simboli, e nuovi viaggi.

sabato 19 giugno 2010

Non starò più a cercare parole che non trovo per dirti cose vecchie con il vestito nuovo

Le donne amorevoli e pazienti esistono solo nelle favole. O al massimo dentro i matrimoni. Io non sto nelle prime per circostanze, non sto nei secondi per scelta. La mia musica è stonata. E rabbiosa. Non sono più disposta a indossare abiti che mi stanno stretti.

venerdì 18 giugno 2010

Diz tu por mim, silencio

Oggi non era un giorno di parole
con mire di poesie o di discorsi
né c'era strada che fosse la nostra.
A definirci bastava solo un atto
e visto che a parole non mi salvo
parla per me, silenzio, ch'io non posso


José Saramago



Come il veleno che stilla dal tuo seno

E se ci fosse un'altra?

mercoledì 16 giugno 2010

Gli eroi son tutti giovani e belli

Da oggi infrango le regole. Più di quanto non abbia fatto finora. E non mi preoccupa più il non essere accettata da chi solo nelle regole vive. Chi mi ama mi segua, nel vento.

martedì 15 giugno 2010

Non ci siamo già visti da qualche parte?

Tempo fa scrissi di un ragazzo tanto bellino incontrato davanti al portone di casa proprio nel momento esatto in cui mi esibivo in un dettagliato turpiloquio da bettola. Bene, oggi l'ho rivisto il tipo. Ed è proprio bellino, eh! Solo che ci siamo incontrati mentre io tornavo dalla spiaggia, col sale addosso, i capelli senza forma precisa e vestita come una zingara da semaforo con bambino in braccio. Vacci a non credere, al destino

I come Incazzati

Che geniale, Minzolini. Oggi il Tg1 è stato proprio una perla di tecniche di comunicazione. Metà dei servizi, ovviamente, dedicati alla partita di calcio di ieri. E che vogliamo farci, agli Italiani questo interessa. Bravo direttore. Si è superato accostando l'euforia calcisitica dei tifosi nelle piazze a quella dei soldati nelle missioni. E allora questi due servizi, uno di seguito all'altro. Che sappiamo bene tutti come funzionano certe logiche di comunicazione.
Se io dico: tutte le donne tradiscono i mariti; e poi dico: ieri ho visto tua moglie. L'ascoltatore deduce che: ieri tua moglie ti ha tradito con me. Più o meno è questa la logica. Il passaggio taciuto viene lasciato alla ricostruzione dell'ascoltatore, dandogli indizi suffcienti a portarlo dove vogliamo.
Orbene, i due servizi del Tg1 nell'ordine sono stati i seguenti: gente che esalta l'Italia, sui gradini dello stadio sudafricano, con la faccia dipinta di biancorossoeverde. Bambini che baciano la maglia azzurra, vecchie con lo sguardo rivolto al cielo che dicono io amo l'Italia.
Servizio successivo. I soldati in missione di pace. Alcuni guardno la partita, e si prendono disperati la testa fra le mani al primo goal del Paraguy, per poi esultare in abbracci euforici al pareggio. Intervista: ce la faremo, vinceremo. Senza specificare troppo i soggetti della proposizione. Dopodicché, il servizio sui soldati si chiude con un'immagine di un gruppo di uomini in divisa, di cui si vede solo l'ombra stagliata nel buio di una notte stellata. E questi soldati qua che si allontanano coraggiosi verso un imprecisto orizzonte.
Bravo, direttore Minzolini.
Che la conclusione cui il telespettatore più o meno inconsapevolmente giunge è: tutti questi uomini con coraggio e passione lottano per difendere i colori dell'Italia.
Peccato che fare una guerra non sia esattamente la stessa cosa che andare a giocare una partita di pallone.

Di' le generalità, dacci la tonalità

Il quindici giugno duemiladieci si aprono i termini per l'aggiornamento delle graduatorie del sostegno. I docenti interessati non dovranno produrre alcuna documentazione cartacea, bensì effettuare le operazioni online sul portale del Ministero.
Il Ministero è quello di Maria Stella. Il portale, per chi non ci ha mai avuto contatti, è una specie di bingo che serve sì a facilitare le operazioni, ma che per la maggior parte del tempo è momentaneamente fuori servizio. E allora a me la burocrazia italiana mi imbarazza, quella digitale poi mi terrorizza.
Sicché questa mattina accedo alla mia piattaforma del Miur.
E non trovo niente. Cioé, nessun link per aggiornare la mia posizione in graduatoria.
La parte razionale di me si ripete con la lentezza di un mantra "non l'hanno ancora inviato".
L'altra parte di me ha rischiato la morte per iperventilazione e arresto cardiaco. Scorrevano davanti alla mia mente immagini di file interminabili dai sindacalisti, di soldi da pagare per i ricorsi, di chiusura dei termini senza aver aggiornato la graduatoria, di anni di SSIS gettati al macero.
Poi arriva il link.
Ma io sono ancora paonazza in viso, e ho le gambe che mi tremano.
Quando la fiducia nelle istituzioni diviene certezza di vita.

E' un'emozione nella gola

Poi un giorno ti accorgi che ci pensi spesso. E che quando ci pensi, ti si stampa sulla faccia un sorriso da imbecille. Ed è bello vedere che certe emozioni tornano sempre intatte.

Fra due minuti è quasi giorno è quasi casa. E' quasi amore

Io non lo so più dove è casa. Mi sento un po' straniera in ogni città. Appartengo agli alberi, al mare, alla linea rossa dell'orizzonte dove il sole tramonta. Posso andare ovunque. Non mi spaventa più la distanza fra gli abbracci.
La persona che amo di più al mondo in questo momento dorme a 2000 km da me.
Ci sono molte probabilità che mi vada meglio di così!

lunedì 14 giugno 2010

I come Italiani incorruttibili

Ecco. Dovremmo ricordarci un po' più spesso di essere italiani. E difendere la nostra bandiera con più indignazione non ci farebbe male. Goal!

Io non perdono e tocco

Non ditemi quali sono le cose giuste da fare. Perché io non le farò. Lui conosce i tempi e gli spazi. E ci incontreremo. Pelle contro pelle. Non importa se poi i nostri passi si allontaneranno. Il cuore non tradisce mai.

domenica 13 giugno 2010

Extraterrestre portami via

Il Salento, amena regione della Puglia, oltre ad essere meta di numerosi turisti si segnala per la produzione dell'olio e del vino. Sicché camminando per le profumate campagne salentine, il tuo occhio si perde tra filari di viti e alberi argentati dal tronco nodoso. Poi ogni tanto ti può capitare di imbatterti in cartelli pubblicitari che sponsorizzano i più tipici prodotti dell'agricoltura. Come quello che ho visto oggi. Recitava: OLIO ESTRA VERGINE D'OLIVA.
Sono cose brutte.

A forza di essere vento

E' iniziato quel periodo dell'anno in cui c'è l'aria condizionata. Dentro ai negozi, nei treni, nelle sale da pranzo dei locali. E a te ti fa piacere l'aria condizionata, senza la quale gronderesti di sudore come una fontana e inizieresti a puzzare quanto un cane morto nel giro di quindici minuti. Immagina tanti cani morti che puzzano tutti insieme in uno spazio chiuso. Insomma, l'aria condizionata è necessaria. Un poco fastidiosa, è vero. Che ti secca la gola e stringe un po' alla testa. Se indossi le lenti a contatto, poi, gli occhi si seccano. Inconvenienti. Inconvenienti preferibili comunque alla puzza di cane morto.
Quando c'è laria condizionata, però, accade sempre, e sottolineo sempre, che ad un certo punto si spenga. E' come se i vestiti si appiccicassero addosso, e l'aria diventasse pesante. All'improvviso. A questo punto c'è qualcuno che chiede a qualcun altro: - ma avete spento l'aria condizionata? -
La risposta è: - si, l'hanno chiesto -
Ecco, ora io mi rivolgo a te. A te che chiedi sempre, e sottolineo sempre, di spegnere l'aria condizionata. Perché tu sei mostruosamente egoista. Sappi, caro il mio spegnitore di arie condizionate, che quei lievi fastidi che senti, li proviamo tutti. Sappi che tutti preferiamo una naturale brezza primaverile all'effetto del climatizzatore. Ma se fuori ci sono quaranta gradi, e qua dentro siamo cento persone, non è possibile avere la naturale brezza primaverile. Si muore di caldo senza l'aria condizionata! Qual'è il tuo problema?
Hai freddo? Copriti. Ti viene mal di testa o ti pizzica la gola? Esci un po' all'aria naturale, vedrai che passa. Ti si seccano le lenti a contatto? Bagnati gli occhi con le lacrime artificiali. Perdi la voce? Usa le pasticche per la gola. Oppure, vai in un posto meno caldo. Perché sulla faccia di questa terra non ci sei solo tu, ma centinaia di altre persone che la gradiscono, l'aria condizionata. Pertanto, o ti levi dalle balle o impari a confrontare le tue esigenze con quelle degli altri.
Che non è facile stare con la gente, bisogna impegnarsi un poco. Solo il vento può soffiare dove vuole. Come fa la naturale brezza primaverile, appunto.

venerdì 11 giugno 2010

Sarà un amore diverso grande come l'universo

Oggi l'Islanda, Paese governato dall'unico esponente politico apertamente gay, approva una legge che equipara il matrimonio omosessuale a quello fra coppie eterosessuali. Ovviamente, poiché la civiltà è direttamente proprozionale alla latitudine, tutto questo è avvenuto con zero voti contrari e senza nessun particolare scalpore. Cioè, agli islandesi tutti ghiacciati è sembrata la cosa più normale, viste le esigenze rinnovate della società, dichiarare legalmente uguali i matrimoni fra "uomini e donne, donne e donne, uomini e uomini".
Ora io penso che in Italia una cosa del genere non succederà mai. Perché qui da noi, proprio nelle stesse ore, si sta approvando una legge per cui certe determinate notizie - magari apprese con intercettazioni, quindi non proprio in modo ovvio - debbono tacersi. Tutto questo sta avvenendo, qui in Italia, con estremo scalpore. Siamo dei caciaroni, si sa. Blateriamo su tutto, spesso addirittura ci limitiamo solo a far chiacchiere. Da noi, per esempio, gli omosessuali c'è qualcuno che li prende a botte. Perché il modo in cui la gente fa l'amore, qui in Italia, è una questione di estrema importanza. Ne dipende il benessere del Paese, la morale, l'economia, forse anche l'ecosotenibilità del pianeta. E allora mentre alcuni progrediscono con sobria dignità, noi scalpitiamo con regredita ignoranza. No, inammissibile. Due donne che si amano, onta e vergogna, danno e pericolo. Picchiamole, che è meglio.

Il cuore non è a due piazze ma è una piazza

C'è solo un tabù che devo infrangere, nella mia vita scombinata da giocatrice d'azzardo. Quello di mettermi al volante della mia macchinetta, e partire. Senza preavviso e senza meta. Avere solo la strada davanti, la musica come compagna e il cielo per mappa. Magari fermarmi dopo cento chilometri, non è la distanza che conta. Ma il gesto. E lo farò. Altroché se lo farò!

Il silenzio degli innocenti

Che volavano degli insetti davanti agli occhiali a infrarossi dell'agente Starling. Quando lei entra nella casa dell'assassino. Erano i bachi che poi sarebbero diventati farfalle. Non mi ricordo perché Buffalo Bill tenesse tutte quelle farfalle dentro casa; la spiegazione dovrebbe avere a che fare con il fatto che a lui piaceva scuoiare le vittime, forse per coprirsi con la pelle delle fanciulle. Mi ricordo però vivamente di questi insetti. Alla luce degli occhiali con cui la Starling doveva muoverso nel buio assassino, quegli insetti erano verdi fluorescenti. Ecco, con l'unica differenza del colore, casa mia oggi sembra la stanza del silenzio degli innocenti. Con tutti sti esseri immondi che si muovono ad ampi giri e traiettorie oblique. Sono delle formiche volanti, o forse delle zanzare tigre, o magari delle mosche nane. E girano per la stanza. Io sto provando in tutti i modi a convincerle che c'è tutto un mondo da scoprire, là fuori. Spero solo non mi si trasformino in farfalle durante la notte. Altrimenti, il prossimo delitto irrisolto di cui parlerà Bruno Vespa....saprete di chi è la colpa.

Un mattone vuole esser casa

La vita cambia in fretta. Alle volte cambia in meglio. Altre non so.

mercoledì 9 giugno 2010

Il profumo della vita

Forse si. E' meglio che sicuramente no.

Volare oh oh

Dice il famoso proverbio: prima il dovere e poi il piacere.
Sicché io, che sono una donna timorata di Dio, ogni mattina leggo prima i vari siti delle scuole, poi mi faccio un giro interlocutorio sui portali dei voli low cost. Che non si sa mai, trovi l'offerta. E riesci a farti un viaggio liberatorio pur senza lavoro e senza soldi.
Il problema è che questi siti low cost continuano imperterriti e odiosissimi a propormi voli per "luna di miele".
Perché mi devono prendere per culo anche gli aerei?

martedì 8 giugno 2010

Non è la gelosia

E' proprio voglia di strappare gli occhi dalle orbite, a quelle che fanno le gatte morte con l'uomo che mi piace. Tipo che io marcherei il territorio come i cani. Oppure invierei la testa di cavallo mozzata al recapito della gentile fanciulla.
Ragion per cui la capisco pure la gelosia delle altre donne.
Quello che però io non farò mai è chiedere l'amicizia su facebook a una donna della quale sono gelosa. Questione di stile.

Il lavoro nobilita l'uomo

Proposte. Idee. Possibilità. Attesa. E nel frattempo, la vita. Che non sempre puoi vivere perché non hai soldi a sufficienza o perché, semplicemente, non ci sei in un quel posto quando dovresti esserci.
Non posso più pagare una casa mia se non lavoro.
Questo è.
Traslocando.

L'odore del sesso

Io sono una che i libri li annusa. Mi piace sentirne l'odore, intatto quando scarti il ilbro per la prima volta, misto agli odori della tua vita quando poi lo porti con te. Perché io, il mio libro, lo porto sempre con me. Anche quando so che non avrò tempo per leggerlo, lo metto in borsa. E scelgo le mie borse in base alle tasche da libro che posseggono. Allora le pagine dei mie libri poi profumano di dolci e caffè caldo, in inverno, di sabbia e salsedine in estate, di aereo a volte.
E a me piace sempre annusarli. Che poi l'odore buono della carta mista alla vita resta. Di modo che quando riprendo in mano un libro dopo tempo, annusandolo posso anche ricordarmi in quale momento l'ho letto.
Ammetto che tutto ciò ha poco a che vedere con la cultura in senso stretto.
Sono piccole manie. Quegli istinti compulsivi che pure ti carattertizzano. Aprire un libro, ovunque lo trovo, e annusarlo.
Ora voi capite bene che nel paesello mio che sta sulla collina io poi vado in crisi d'astinenza, considerando che i libri li trovi solo nel supermercato. E puzzano un po' di detersivo.
Però c'è un sexy shop. Grande. Ha due ingressi. Insomma, ha l'aria di un'attività che rende bene.
Ma sono io ad essere attratta da odori insani. Perdonate le mie voglie maldestre e siate clementi con queste lamentele da parassita della società.

lunedì 7 giugno 2010

Aria

Ho visto nuvole e attraversato tempeste.
Ho conosciuto deserti e spine mi hanno graffiato la pelle.
Un'ombra sul cuscino, profumo nei capelli e salite di sassi da percorrere a piedi nudi.
Ferro stridente di spade ha tagliato le parole.
Fatica, e mani deboli a trattenere il cuore perso nelle onde gonfie di solitudini.
Voglio la pace di bianche lenzuola stese al sole, adesso.
Voglio che brillino sorrisi. Brezza di mare fra le dita.
E la dolcezza di un pomeriggio senza attese.

Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei

Ci sono i contesti. C'è lo sfondo. Oppure il sottofondo. Chiamalo come vuoi, ma è fondamentale inserire un oggetto, un particolare o una persona nel giusto contesto. Altrimenti si fa la fine del pesce che fuori dall'acqua non riesce proprio a respirare. Ecco.

giovedì 3 giugno 2010

Fratelli d'Italia

Il 2 giugno è la festa della Repubblica Italiana. Dovrebbe essere la nostra festa nazionale più importante, anniversario del referendum con cui si proclamò lo stato democratico dopo la fine della seconda guerra mondiale. C'era stato il fascismo, ci si era sparati contro per anni. C'era stata la monarchia. E il 2 giugno 1946 gli italiani vanno a votare e dicono: noi vogliamo la Repubblica.
E' festa in tutte le ambasciate italiane del mondo. In cielo volano gli aerei col fumo tricolore. Bianco, rosso e verde, come la nostra bandiera.
Il 2 giugno 2010 alcuni ministri del Parlamento italiano non presenziano alla festa per la Repubblica. Quei ministri stavano ad una festa dove invece di suonare l'inno di Mameli un'orchestrina eseguiva La Gatta di Gino Paoli. L'opinione pubblica si indigna. Il mondo politico, come sempre, si divide sull'argomento. Il Presidente Napolitano dichiara di voler "chiudere gli occhi".
Il 2 giugno è la festa delle repubblica Italiana. L'Italia - recita l'articolo primo di quella Costituzione che siamo andati a festeggiare - è una repubblica fondata sul lavoro.
Chi lavora, oggi?
Quanti, sul lavoro, muoiono?
E poi, Repubblica. Quanto c'è di democratico in un Paese in cui così forte è la mafia? Un paese dove uno scrittore che racconta di cosche è costretto a vivere come un ladro, mentre i ladri stanno seduti su più preziosi scranni? Quanta libertà repubblicana abbiamo, noi che abbiamo visto saltare in aria due giudici e non sappiamo ancora perché?
Italiana. Repubblica Italiana. Ci scandalizziamo delle parole pronunciate su inno e tricolore da alcuni ministri, ma noialtri vediamo la bandiera solo ogni quattro anni, e in fondo crediamo che l'inno di Mameli sia un fatto prevalentemente calcistico.
Non sarebbe stato meglio aver ascoltato tutti La Gatta di Gino Paoli? Nella serena certezza di vivere in una Repubblica Democratica fondata sul lavoro?

L'ombelico del mondo

Eppure io credevo che talune fragilità sentimentali fossero prerogativa femminile. Immaginavo, fino a ieri, che i signori uomini avessero un modo migliore di proteggersi. Che fossero meno fragili e più razionali di noi. Invece, scopro, non essere così. Ascoltare le confidenze di un amico è vedere come il mare delle emozioni trascina vele e cuori, sassi e storie, coralli e schiuma. Senza chiedere permesso, a nessuno.

mercoledì 2 giugno 2010

Amore di plastica

Quando io ero ragazzina, si teneva il diario segreto. Te lo regalavano le zie ai compleanni, aveva la copertina di una specie di velluto che d'estate non te lo potevi leggere altrimenti sudavi, e aveva il lucchetto. Con la chiave. Che la dovevi nascondere in un luogo segretissimo.
Io lo scrivevo, il diario segreto. E lì dentro raccontavi se eri innamorata, e di chi.
Ma il bello di quel diario era la chiave.
Adesso c'è facebook. E il fatto che tu sia innamorata adesso si chiama "situazione sentimentale".
Come uccidere un'emozione con le parole.
La situazione sentimentale sembra il gruppo sanguigno. Insomma, io ci tengo al modo in cui si dicono le cose. E anche le opzioni ristrette con cui tu devi esprimere la tua situazione sentimentale sono alquanto mortificanti.
Single. Sposta. Sono stati, non situazioni sentimentali. Io posso essere single e innamorata, posso essere sposata e alla ricerca di nuovi amori.
Ancora: fidanzata ufficialmente. Che al giorno d'oggi forse nessuno si fidanza più ufficialmente. Perché mai uno si deve definire così?
Ma la cosa più triste, a parere mio, è la dicitura Impegnata.
Situazione sentimentale: impegnata. Sembra una condanna. O una multa da pagare. Non so...
Io non voglio definirmi in nessuno di questi modi. Voglio scegliere le parole con cui dire quello che provo, voglio l'intera pagina bianca del diario. E non preferisco che la mia vita privata sia affare pubblico. Non credo sia importante per il popolo di facebook sapere se e di chi io sono innamorata. Chi deve saperlo, lo sa. Chi vuole saperlo, me lo chiede.
Io conservo ancora le chiavi, dei miei diari segreti.
E' più prezioso un sentimento custodito. Non siamo costretti a rendere pubblico e banale ogni nostro sussulto.

E io pago

Io sono ricca dentro. Ma fuori no. E allora una in questi casi è costretta a cercare tutte le offerte per risparmiare. Che poi chissà perché queste offerte ti fregano sempre. Insomma, non è poi vero che risparmi. Come è successo a me quando una simpatica promoter di una compagnia telefonica bianca e rossa mi ha regalato una scheda (non accettare mai caramelle dagli sconosciuti) con dentro una promozione (ma che bocca grande che hai) per collegarti a internet senza limiti (per mangiarti meglio, bambina mia!). Cosicché io, rossa come cappuccetto e come la mia nuova scheda internet bianca e rossa, me ne torno a casa all'apparenza tutta felice e contenta. E inizio a navigare con tutta questa felciità promessami dalla promoter.
Dopo qualche giorno, però, mi accorgo che la magnifica offerta e tutta la felicità promessami erano solo miraggi. Perché gira gira tu quel costo giornaliero di connessione lo devi pagare. Ed è vero si che puoi avere connessione illimitata e decidere, per risparmiare, di non connetterti ogni giorno. Ma un mese ha comunque 30 giorni. Se pure non sono 30, saranno non meno di 20. E pure io che non sono brava in matematica comprendo quanto questo, alla fine del mese, costi.
Ragion per cui decido di cercare una soluzione alternativa più consona al mio esiguo bilancio.
Messo da parte questo problema, vado a pranzo da alcuni amici. Era domenica e in televisione correvano le macchine della formula uno. Si mangiava, si chiacchierava, si dava un'occhiata alla tele.
- Che spreco, però, questa formula uno - esordisce la dolce padrona di casa.
- Già. Quanto può costare una macchina di F1? -
- Cifre che noi non sappiamo neppure scrivere! -
- Quanti stipendi si potrebbero pagare, invece? -
- Ma dove li prendono tutti sti soldi? -
- Eh, dagli sponsor - spiega il marito con gli occhi verdi, gustando una buonissima pasta col pesce fresco.
A quel punto, la telecamera inquadra queste macchinine milionarie che sfrecciano lungo una strada costeggiata da cartelloni pubblicitari. Gli sponsor.
E il cartello pubblicitario più ricorrente indovinate un po', era quello bianco e rosso della mia scheda internet senza limiti.
Ora io non mi sento nelle condizioni di pagare anche per fare correre le macchinine milionarie della formula uno, abbiate pazienza.